iS Della Misura alla prudenza del quale rimetto il dar parte di quella mia al ScreniiTimo Principe, al quale rimali fchiavo in catena Teliate pattata , quando io ebbi occaiìone di godere da vicino T indicibile benignità, la lucidezza del Tuo ingegno, e la fomma, ed altirtima prudenza di S. Serenità. E di più V. Eccell. ( fe cosi le pare ) difponga, e prometta ogni mia devota , e fedele fervitù a tutti codefti Eccell. Signori, ed io di quà fono quali ficuro, che fe farò richiefto, avrò licenza di venire a Venezia, e fervire per quel tempo, che farà di bifogno: con che le fo riverenza. Roma li 18. Gennajo . Di V. Eccell, Devotifs., ed Obbl. Servitore D. Benedetto Cajìellì. Diedi parte della fopr addetta mia feconda confideraz 'tone al molto Riverendo Padre Fra Bonaventura Cavalieri Profejfore nello Studio di Bologna , pregandolo a dirmi liberamente il fuo fentimcnto ; e la lettera fu come fegue. Molto Reverendo Padre Padrone CoLENDl-SWtte. T | O intefo dalla lettera di V. P. M. Rcv. con mio grandittìmo gu-x ilo, che ella abbia applicato il fuo intelletto alla contemplazione della figura dei Criftalli del Telefcopio, perchè fon ficuro, che arriverà a feoprire fcientificamente quello, che fi può in quella maniera. Di Firenze tengo poco buone nuove del noilro venerabile Vecchio, del gran Galileo, e mi fpaventa l’età grave, quando bene T infermità ( che pure è di confiderazione ) non fotte tanto grande. Io poi vado avanti nella mia contemplazione dell’acque, nella quale mi fono incontrato in un accidente rnaravigliofo, e totalmente inopinabile, ma vero. Dee dunque fapere, che avendo io Tettate pattata, mentre mi ritrovai in Venezia, bialimata in pieno Collegio la diverfione fatta della Brenta dalla Laguna, come pregiudiciale alla medefima Laguna, ed avendo nei tempi pattati quegli Eccell. Signori deliberato di divertire ancora il fiume Sile con quattro altri fiumi, i quali tutti infieme prefi, non credo, che