— 17 — all' Italia. Giuro di essere fedele al motto : Italia o morte ! ». L’occasione per agire si presentava favorevolissima. L'animo dei soldati, esasperato dai ricordi lasciati nella Città dolorante, udiva nei silenzi notturni sempre più imperiosa ed arcana, la voce dei morti. Lì intorno si ergevano allineate sulla squallida terra (ile di rozze croci innumerevoli ; e di sotto delle zolle rosse, come se fossero inzuppate di sangue, sembrava uscissero delle voci accorate e dolenti : • Compagni, noi non siamo qui a imputridire per sempre, perché il nostro sacrificio sia calpestato ed irriso ! Difendete ancora la Patria per la quale abbiamo dato la vita ! Salvate la vittoria che abbiamo conquistata con tanto dolore ! ». Bastava un Capo, perché la risoluzione irrompesse infrenabile. E il Capo non poteva estere se non colui che della fede adriatica, e dei diritti di Fiume era stato l'apostolo e il difensore implacabile, e che in segreto, da tempo preparava F impresa di Ubertà : Gabriele d'Annunxio. Uno dei tette ufficiali giuratisi a Ronchi, il tenente Giandjaquet, andò a parlargli a Venezia e lo trovò entusiasta. La possibilità di servirsi di un reparto di truppa già armato, addestrato, ardentissimo, e relativamente prossimo a Fiume, facilitava la soluzione. I reparti di volontari!, chc andavano lentamente, ma ordinatamente organizzandosi in Italia, avrebbero potuto ingrossare più tardi il primo nucleo di occupazione. z.