— 52 — davanti all'Accademia ; e dall'Accademia i ma* rinai austriaci vigilando avvertivano subito le sentinelle se mai un cittadino tentasse di portar qualche aiuto. Ogni tentativo diretto essendo fallito, stormi di bimbi scalzi andavano allora incontro alle donne del soccorso, si empivano di involti le tasche e le camicie ; poi, balzando sul tranvai in corsa li lanciavano di là dal reti* colato c dalla ringhiera. Una volta un pezzo di pane bianco urtò contro la sommità del reticolato c rimbalzò fuori. Un bimbo ardito lo rac* colse e riuscì a metterlo sul muricciuolo fra le sbarre della ringhiera. La sentinella bosniaca non Io colse : ma con una verga sferzava a sangue la faccia e le mani di ogni uomo che tentasse di afferrarlo. Con un prodigio di destrezza il bimbo riesci a giungerlo e a spingerlo di là dal muro. Con gli occhi raggianti di felicità e di lacrime, ritrasse le dita che gli sanguinavano e scosse le gocciole al sole. La sera, dal recinto dell'Accademia i prigionieri si trasferivano alle baracche del sonno e dell' insonnio. Durante il cammino profittando dell'ombra, i piò sofferenti erano tratti dalle file e condotti dentro le porte e confortati con minestre calde e con altri ristori. Nessun rischio sconfidava quell'ardore di carità. Gli infelici passavano la notte sotto una tettoia, in un cortile della Pilatura di riso, posto tra una casa e un muro di cinta. Alcune bambine studiarono il modo segreto di giungere fino ai