dell’ Acque ccrrenti. 121 Per le rotture di quefto lato verià gran copia dall’altra parte del Cominale, e ne’ Paefi di Raveda, del Poggio, di Caprara, delle Ghiarc di Reno, di Sant’Agoftino, di S. Profpero, di S. Vincenzio, ed altri, e ridottili incoltivabili, fa eziandio poco fruttuofi quei di fopra per l’impedimento, che ricevono i loro fcoli, trovando i condotti chiamati Riolo, c Scorfuro non fòlo ripieni dalla mota, e dalla belletta di lui, ma che tornano all’insù verfo di loro medefimi. Ma per le bocche nell’argine circondario al Borgo di S. Martino, ufcendo con impeto, ha prima ammotito l’antica navigazione della Torre della Fofla, e poi la moderna della bocca de’ Mail; ficchè al prefente il commercio fra Bologna, e Ferrara è perduto, nè fi potrà fenza fallo ravvivar giammai in guifa durabile, mentre eh’ egli il dovrà traverfare ; •e qualfivoglia danaro, che vi s’impieghi, farà fenza frutto equivalente, con pregiudizio manifefto, e notabile della Camera Apoftolica. Quindi paifando nella Valle di Marrara, gonfia non folo per accre-fcimento dell’acqua, ma per l’alzamento del fondo, a cagione della materia deportavi delle torbide, la dilata, ficchè occupa i terreni al dintorno , nè riceve colia folita facilità gli fcoli de’ Paefi fuperiori, de’ quali i più vicini rimanendo coperti dell’acque, che fu per i condotti ringor-gano, ed i più lontani delle piovane, che (lagnano, non trovando efito, divengono o del tutto inutili, o poco meno. Da quefta Valle per il cavo, o foiTa di Marrara, o vogliamo del Duca, per la Buova, o bocca del Caftaldo de’ RofTì, e per la nuova fe ne va nell’alveo del Po d’Argenta, che dovendolo ricever chiaro, per efTerne maggiormente profondato, e ricevendolo torbido, perchè s’è acquiftato maggior corfo, ne fentirà contrariflimo effetto. Quivi dunque tenendo alta la fuperficie dell’acqua fino al mare, impedifee, che le Valli di Ravenna, dove il fiume Senio, che quelle di S. Bernardino, dove il Santerno fu voltato, che quelle di Buon Acquilo, e quelle di Marmorto, dove entra ridice, la Quaderna, il Sellerò, non poffono imaltire Tacque loro per le folite loro aperture; anzi phe molte volte, come io medefimo ho veduto nella vifita, ne bevono ampiamente; dal che congiunto colle torbide di quei fiumi, che in effe J2ouojuno, gonfie anch’ elle fi dilatano, ed altri terreni allagano, alti* priva-