dell’ Acque correnti. 87 Illustrissimo, ed Eccellentissimo Signore, e Padrone Colendissimo. MI confolano più quattro righe d’ applaufo di V. Eccell., che non mi conturbano le fpropofitate contraddizioni di quelli , che mi hanno tanto maltrattato. Ho letta la lettera, e la ringrazio,, che abbia lignificato a Sua Serenità il mio penfiero. Non ho cofa , che più mi prema in quello mondo, che fervire in così grand’ imprefa non fo- lo la maravigliofa Città di Venezia, ma 1’ Italia tutta, anzi l’Europa, e 1* Afia, e 1’Africa ileffa , come conofcerà quello, che confidere-rà, che la confervazione di Venezia è intereife univerfale , ilo per dire, di tutto il Mondo intero. A’ giorni partati diedi parte al P. Fra Bonaventura Cavalieri r Matematico di Bologna , di quello mio pen-fiero intorno alla diverfione de’ cinque fiumi dalla Laguna ; mando a V. Eccell. la copia della lettera, acciò veda che forte di mercanzia è quella, e fe è roba da cervelli plebei, ed imbrattati d’ ignoranza, e di malignità, o pure imprefa da pochi , e fe non forte temerità troppo arrogante , direi d’ un folo. Io fon pronto a far toccare con mano con efperienze in piccolo, in grande, ed in grandidimo la verità delle mie propoile; ma ci è bifogno di lingua, occhi, braccia, orecchie, e mani, non di penne , inchioftro, e carta ; e credo artolutamente, che s’ ingannino quelli, che penfano , e pretendono dalle ccfe, che io ho dette, e fcritte fin qui-, poter operare, ed indirizzare bene quella macchina tanto vaila, perchè quando fi ridurranno all’ operazione , ovvero tralefceranno qualche cofa, che non farà da loro bene avvertita, e {limata , ovvero c’incalveranno qualche loro vana fantafia, la quale farà potente a- fconcertare il tutto. E querta è la cagion principale, per la quale- io fono rifolutirtimo di non dichiararmi più oltre , nè venire all’ efprertione- dell’ efperienza, fe non la farò io rtertò in cofpetto di tutta ^ Venezia, perchè non è dovere, che le cofe,. che io coli’ ajuto di Dio, e con fatiche, e vigilie di mente, e di corpo ho ritrovate , mi fiano lacerate dal dente avvelenato de’maligni. Parlo libero, perchè parlo con un Senatore d’intelletto elevatirtìmo, ed integerrimo, come è V.Eccell., F 4 alla