all’altra, per sviare le ricerche della polizia di confine. I più poveri gareggiavano di liberalità e di coraggio coi men poveri. Una lavoratrice levava il pane di bocca ai suoi figliuoli e metteva insieme a stento la corona con cui corrompeva ogni sera il soldato austriaco perchè portasse qualcosa da mangiare a tre prigionieri che •caricavano il carbone al Molo lungo. I tre un mattino furono avvertiti che dovevano partire per l'Albania a morire di malaria e d'inedia. Scamparono, e si rifugiarono nella casa della donna clic li nascose nella soffitta mentre li sbirri li cercavano di soglia in soglia. Come l'ospite, carica di figliuoli, non poteva più sostentarli, e come tutto il quartiere era povero, essi furono nutriti a vicenda ora da una famiglia ora da un'altra ; ma la prima soccorritrice volle sempre averne uno, e le sue creature erano contente della minestra scarsa. Te ne ricordi, Anni-baie Tiberti della mia Aquila d’Abruzzi ? Questo Tiberti era così malato di scoramento, così accasciato e smorto, che il medico (un vero dottor serafico per nome Garofolo, guaritore affettuoso di tutti i prigionieri venuti in salvo) gli consigliò di passeggiare al sole lungo la riva perchè non intristisse ancor di più c non finisse di languore. La donna lo accompagnava sempre, contenendo il palpito a ogni incontro. Ogni volta prima di uscire col fratello pallido, prima di compiere quell'atto di pietà, s'accomiatava dai figli perché sapeva che avrebbe potuto esser