XymX tare di tal materia diflintamente. Quante iùp-poiizioni inutili, e luperflue premette egli mai! che la forza minore ceda alla maggiore, che l’acqua tenda al centro de’gravi, che dilcenda per la via più coita, ed altri limili. Abbonda di termini improprj, ed oicuri, ex: gr: allorachè adopera moto d'energia . Vengo a5 falli, ed errori. Tutto il contenuto del fecondo capitolo è falfò. Vuole, che gli argini efèrcitino pochiffima forza, per ritener l’acqua a confronto dell’urto fui fondo, pretendendo provare, che l’acqua frignante in un vaiò avente i lati perpendicolari all’orizzonte non prema punto, nè urti detti lati, a guifà de5 iolidi, che iòta premono il fondo, e niente le iponde. Leggali il Zendrini, che {a) Leg- ne fa la critica, e Telarne (¿1). Il terzo capi-mmlr tota è affatto iùperfluo, vuoto di colè iòli-de, e ripieno di ciance, e inutili definizioni. 15 1 ^ _ il i» acque. Non ragionai! d’altro in eilo, che del moto £e- n ergi a, il qual riiòlvefì nella forza morta o d’un | grave, che preme, o d’un elaftro, che vorria diftenderfi, ed aprirli. Il Cap. IV. dà di cozzo in un parallogifmo, chetale dimoltrafi dal Zendrini. Il V. rinnova, e ripete gli errori del fecondo, come il VI. gli sbaglj del IV. Le dottrine de’ Gap. XXIII., XXIV. circa i pen-0*\ nelli l