■ 88 si sforza di dipingerlo; e nella feroce pugna, ecco, per l’ordinalo colaggio dei Veneziani, alcun poco favorito dalla picciola parte che tcneia per l’esarca, i soprag-giunli Longobardi sopraffalli e vinti ; e la presa città vide Ildebrando, prigioniero di Orso, che con generosa amica mano rialzò Paolo al primiero seggio; onde Leone riebbe Ravenna e P esarchia, e potè ritenere l’ultre sue proviqcie della meridionale Italia. Leggiamo nella storia dei concilii che nello stesso anno, seltocenlovenlisci, Gregorio ne adunò uno provinciale in Roma, nel quale scomunicò Leone ed i suoi consentanei, c passò fin anche a proibire ai po-jkjIì di pagargli le gravezze (a). Ed alloia Leone, montato in ira gagliarda, comandò, prima a Marino Spalarlo, e duca per lui in Roma, e poi a Paolo, patrizio od esarca, di prenderlo e mandarlo a Costantinopoli, o torlo di mezzo. Ed il dottissimo Pietro de Marca, già arcivescovo di Parigi, scrisse che nun per 1’op(>osizio- (a) Coisc 11iiirii Romanum III, «uhGrcgorio II, an. 726. Hoc codcni concilio, iconoclastaruin lucrosi, ejunjue «ectatoribus, anathemate dietimi esse, testalur Xonarashi« verhis: Grcgoriu«, qui tum Romae fetori« ccclesiam gubcrna-bat, repudiata «ocietate imperatori« notar Romae, Leoni«, necnon illorum.qui illuni «equrreulur, ilio«, una cuni imperatore «ynodico, ana ibernate ob«trinxit, el vectigalia,quae ad usque tempii» imperio iiiipemlebantur, inliibuil, icto clini Francis foedrrc. Igilur, papa Gregoriu«, deserta imperatori« obedientia ob porversain eju> opiuioncin, pacem cimi Kranci« fecit, quum priu« saepc deditsel operani ut Lconem per literas ad cullum «acruruni itnaginum reduce re t. (Zonara, lib. 111.—Sacrorum Conc. magna co.lecito Labbati, t. Vili).