270 sta sede? Dunque al fedelissimo Carlo dobbiamo accorrere. Ed il nostro nemico se ne avvede, poiché con doni, con preghiere e con legati non lascia di tentarlo, abbon endolo, come la volpe il leone. E perchè non penso che Desiderio, come un tempo Liutprando, per le parole di Carlo Martello, sia per abbandonare l’im-piendimento di sottometterci, conviene che ci procacciamo questo novello Pipino, che non si rimarrà alle parole di Desiderio come l’allro si rimase a quelle di Astolfo. Dunque decretategli ambasceria ». E Carlo accoltola onorevolmente assai,conturbossi, vedendo che Berta sua cognata, ed i suoi nipoti, chiedenti a ragione il regno del morto Carlomanno lor padre, e da lui tenuto, eransi con Desiderio, lor protettore, incamminati a Roma. Passate altre cose che lasciamo, Carlo si avviò con grosso esercito in Italia; e Desiderio, fortificata Pavia e munite le italiche porle delle Alpi, accampò suo esercito presso Torino, e pose soldatesche nei luoghi, opportuni per fare che se Carlo per lo monte Ce-nisio o per altro scendesse, trovasse validi oppositori. Il quale, salito con sua oste su quel monte, e vanamente adoperando denaro con Desiderio perchè si rimanesse dall’ imprendimenlo di torre ad Adriano il principato, e di unire tutta Italia nel solo reame longobardo, disse alle sue soldatesche: « discendiamo da quest’ altura a sanare il malato uomo, non timoroso nè di Dio, nè degli uomini »; e presto vinse impedimenti, fortezze e schiere. Desiderio, pensando che Car- lo non potrebbe lungamente rimanere in Italia pei negozii che l’avrebbero chiamato in Francia, deliberò di non procedere a combatterlo, ma sì bene di rinchiudersi con elette soldatesche e con provvisioni