267 richiedeva di rinnovare, farebbe sua brama; ma se non restituisse,egli, il papa, non si curava di fare nuova amicizia con lui, rompitore dell’antica. Per queste paiole, Desiderio invase 1’ esarchia, ed i Ravennati mandarono ad Adriano messi, chieditori di aiuto; il quale fu un’ammonizione mandata a quel re, lasciasse l’occupato paese; ed i messi n’ebbero questa risposta: « venga Adriano a dirmi sua volontà, e farolla, se giusta fosse».Ma il papa non v’andò; e recale per oratori due volte invano molte parole, il papa per legati rapportò ogni cosa a Carlo, succeduto nel trono di Francia al padre Pipino; e ad un’ ora spedì nella presenza di re Desiderio 1’ abate di santa Sabina con venti monaci, composti nel volto, negli atti e nelle vesti ad assai miserevole e strano lutto, e chieditori in nome del cielo e della terra cessasse dall’invadere, e restituisse gli occupati paesi. Ma Desiderio li schernì, dicendo: ((essere con l’armi e non con quelle mascherate da trattarsi il negozio » : e mandò, dicendo ad Adriano che se non venisse a lui, condurrebbe sue armate genti alle mura di Roma. Adriano allora ordinò, fossero ristaurate, e si chiudessero le porte, rendendo per lettere Carlo d’ o-gni cosa informato. Desiderio, avvedutosi d’aver a fare con accorto papa, nè dubitando ch’egli, secondo la corrente voce, andasse, come innanzi Stefano, in Francia, sperò preoccupare Carlo, ragguagliandolo per messi del come fossero le cose d’Italia, e bramandolo frammettitore e giudice di componimento, che diceva reso difficile dalla superbiosa pertinacia di Adriano di voler seggio principesco in Roma. E prevedendo che Carlo, per le parole che Adriano per avventura gli avesse mandate, non crederebbe alle sue, tentò dis-