3oi conquista ad aprirsi modo e via, per le parole di Fortunato, a soggiogare i Veneziani. Fortunato, rapportando tale deliberazione a Pipino in Italia, andava facendogli le insinuazioni fatte a Car- lo, e rendendolo studioso di riuscire nell’imprendi-mento concepito dal padre, e cotanto da lui vagheggiato. Perciò Pipino, comprendendo quanto fosse malagevole conquistare Dalmazia, validamente difesa dagli animosi Dalmati e dal suo sito, intendeva che se venisse a capo di menare i Veneziani a dargli aiuto per soggiogarla, farebbe sua brama. E per indurli non vide alcuno più acconcio di Fortunato, reverendo pel pallio patriarcale, e tanto stretto per propria utilità col padre, da servirne l’ambizione, ne conseguisse pure la sudditanza delle patrie isole. L’odio di Obelerio e del patriarca contro i due fuggiti dogi, faceva che il timore, non fossero da Niceforo protetti a tornare, stringesse gli animi loro nella sentenza di fare, fosse la patria sgabello a montare Carlo e Pipino alla signoria della Dalmazia; sgabello, che sarebbe poi da questi principi, che se ne fossero giovati, calcato a servitù. Il consiglio dei tribuni intese la domanda di Pipino fatta da Fortunato e da Obelerio, la quale era: « piacesse a’Veneziani con alleanza chiarire l’amore e 1’ estimazione a Carlo, alleanza che sarebbe grata rd utile ad ambe le parti; per la quale essi aiuterebbero colla loro marittima forza Pipiuo a conquistare Dalmazia. I tribuni, solleciti di provvedere alla salvezza della patria contro l’aperta ambizione, e contro i malefici rigiri di tenebrosa politica, vennero in grave dubbio, perchè, facendo Pipino quel conquisto, le iso-