3ai vendo essi, oppressati non da giustizia di legge, ma da ambizione di anelanti a mettersi in capo la mitra ducale. Intimato il giorno si radunasse 1’ assemblea per discutere di tale negozio, gli amici di Obelerio richiesero gli si concedesse di venire sicuro a trattare pubblicamente la sua causa; ma l’assemblea negò loro l’inchiesta: ed allora si volsero ad ottenere, che i tribuni rapportassero della causa di Beato, poi di quella di Obelerio, sperando che la misericordia che si avrebbe per quello, assai meno reo e di buona tempera, fosse via a quella per Obelerio; ma furono vane lor parole e la più parte dei tribuni fecero la domanda : « Perchè Obelerio e Bealo male amministrarono la potestà, e consentirono coi nemici e furono sbandeggiati, vi piace, o padri, di eleggere novello doge? » A queste parole alzossi Antonio, tribuno di Mala-mocco, dicendo : (( Essere giusto udire gl’ infelici fratelli ; non volessero i padri cacciarli dal seggio senza difesa e speranza, perchè male avessero amministrato ; non facessero per Dio immortale e per quella libertà che più della vita aveano cara, tanta ingiustizia! Molte essere le accuse che contr’essi si andavano dicendo; non negare che Pipino, contendendo con Obelerio, avessegli detto traditore della patria; ma quel giovane, sdegnoso di veder rotta la sua volontà, essere corso ad usare indebitamente questa parola. Perderebbero per ciò Obelerio quale traditore? Non dessero sì malo esempio, poco consentaneo alla equità. Potersi fare a Beato le accuse che si fanno ad Obelerio? Forse trattò con Carlo e con Pipino, a’danni della patria? forse menò