318 agilmente cercato, li assaliscono; e tosto i minori bastimenti e le zattere nemiche sono scompigliate e cacciate in cattivi impacci. E già ne vedi gran numero, abbassando l’acqua, arrenarsi quivi nella palude, e più colà in uno scanno, mentre i maggiori, venienti per lo canale, sono da lungi afirontati da frecce, da pietre gittate, da fionde e da macchine; e gl’ inermi feriti rematori e navi e soldati resi lenti a muoversi ed a combattere; e le zattere, cariche di troppi soldati, non poter che malamente andare innanzi, e girarsi a grave stento, nè poter ubbidire agli ordini; ed alcune urtare in paludosa terra, ed essere sicuro bersaglio delle armi nemiche. Ed i soldati francesi, non avvezzi a marittima battaglia, come prima sentirono barcollare sotto a’ piedi il suolo, non poterono più reggersi, si conturbarono, ed affannati da nausea e da vomito, e-rano inetti a pugnare, e già sorgevano clamori e contese e scompiglia crescere il disastro, mentre i Veneziani li incalzavano da ogni lato e con ogni maniera d’armi; e Vittore, veduto dall’alta puppa come si stesse il nemico, disse loro: progredissero, giacché aveano nelle mani la vittoria che loro avea promessa. Comandò si facesse segnale; e tutti alacremente colle vele dispiegate al vento e colle braccia robustamente sui remi distese, remare e veleggiare lor naviglio favorito dal riflusso dell’ acqua, mentre il nemico n’ era contrariato; ed ecco in quello spazio di laguna fra Mala-mocco e Rivoalto ammiranda battaglia navale fra i grossi bastimenti di Pipino ed i lievi dei Veneziani; che fieramente li assaliscono ancora, mentre cercavano di torcere l’andata per un ramo del canale; e vedi i Veneziani ferire da presso con sassi i Francesi, e da