4» superbi inorili menti adorni delle scalpile spoglie di vinti laihari, s’ accampò nel quali rocca tono ve sotto le mura di Roma. E circondandole colle sue soldatesche ini|>a/.iei>li dell1 assalto, s’ impadronì delle dodici porte principali e della navigazione del Tevere; e la città, separata dal contado c dal mare, mancava di provvisione. E quella un tempo signora del mondo, lasciata senza difesa da Onorio e da Olimpio, stretta da si duro assedio da morirvi molte migliaia d’ abitanti per le case e per le strade, seni» più speranza di soccorso, si rivolse alla moderazione di Alarico per Basilio c per Giovanni ambasciatori, che, introdotti nella presenza di lui, gli diuero avere i Homani deliberato di mantenere in | ace ed in guerra lor dignità; potere Alai ico far suonare le trombe contio innumerevole popolo dis[*ralo, ma guerriero, e soltanto accoglitore di onorevole capitolazione. A questo sbracio Alarico rispose: t< più folto è il fieno, più facilmente si sega ; a metafora, che accompagnò ad una risata spregiatrice di quel popolo, già snervato per lusso e smagrito |«r fame. Condiscese poi a prescrivere : dessero tulio 1* oro e l'argento della città; tulio il prezioso mobile avere, e tulli gli schiavi che dimostra-seco d'essere barbari. Allora gli ambasciatori gli chiesero modestamente : « se vuoi tutte queste cute, o re, che rosa ci lasci? » n La vita » rispose; ed essi tremando si ritirarono; tuttavia prima che pailisscro concedette breve tregua, cella quale addolci questo duro volere, ronscoteudo di levare l’assedio, purché di presente gli si pagassero cinquemila libbre d'oro, trentamila d'argento, quattromila vesti di seta, tremila pezze di panno tinte di porporino, e tremila lib-