3o2 le sarebbero in mezzo al grande imperio di Carlo e di Pipino, e 1’ alleanza con essi trarrebbesi il biasimo di tradire 1’antica con Niceforo ; e negandola in un coi richiesti aiuti, le isole sarebbero bersaglio dell’odio del polente chieditore. Il pericolo e la dubbiezza di salvamento fecero si convocasse la maggiore assemblea. Ed Obelerio, fatta aperta l’inchiesta di Pipino, e parlamentato perchè si facesse, comandò al precone intimasse ad Onorio, tribuno di Malamocco, bello ed autorevole parlatore, dicesse sua sentenza, che ristringeremo in poche parole. « Avere gli antenati, liberi e forti in quelle isole, lasciato a’presenti più desiderio che possanza a riuscire salvi dall’ imminente grandissimo pericolo! aver quegli antenati passato sicuramente il tempo della signoria degli Ostrogoti per la terraferma, e poscia quello de’ Longobardi con quasi sempre propizia fortuna d’ armi alle foci de* fiumi, e nelle vicine terre, e pure per lo mare contro i corsali, e sempre confortati del-1’ essersi gli amici esarchi tenuti signori della vicina Ravenna e d’altre città. Essersi, nel volgere del tempo, volte le cose in altro stato ; trovarsi i Veneziani vicinati da un solo potente re, figliuolo di potentissimo novello imperatore d’Occidente, e signore della terraferma circostante alle isole. Il quale, più forte dell’imperatore di Costantinopoli, tanto scaduto da doversi lasciare ogui speranza di soccorso, era presto a tórre ai Veneziani la libertà se ne spregiassero l’amicizia. Essere nuova la pericolosa condizione richiedente nuovo consiglio; volere Pipino alleanza che, negata, metterebbe i Veneziani in guerra, e conceduta, in pace;