— 222 — Patria somigliante al volto del Figliuol d’uomo non apparito. Questi italiani hanno dato il loro sangue per l’opera misteriosa del fato latino, con terribile ebrezza d’amore i nostri, e gli altri con inconsapevole tremito. Gli uni e gli altri si sono infranti nello sforzo inumano e sovrumano da cui sta per nascere quella grandezza che tuttora invocano la nostra passione e la nostra vittoria. La martire di Fiume, simile a quella sua donna che da ferro italiano ebbe tronche le due braccia di fatica e non fece lamento, si solleva su i suoi piedi piagati e col moncherino sanguinante scrive nella muraglia funebre : « Credo nella Patria futura, e mi prometto alla Patria futura ». Inginocchiamoci e segniamoci, armati e non armati. Crediamo e promettiamo. Davanti a questi morti che riconcil’a la nostra speranza, o mie legioni eroiche, o mia forza inseparabile, giuriamoci per una lotta più vasta e per una pace di uomini liberi. 2 Gennaio 1921. Gabriele d’Annunzio.