311 anche nella seconda col doge e coi vescovi, e che il popolo, presente alla seconda, fosse pure presente alla prima. Ed anche nel tempo di poi leggesi l’espressione adstante mulliludine popidi (a). Laonde è manifesto che la presenza del popolo era legale consuetudine che dava un’ aria popolare a quel governo, realmente misto di monarchia e di aristocrazia, di nobili per nascita, e di qualificati per sacerdozio o per merito, tanto naturali delle isole, che sopravvenuti. Il popolo accontentavasi della sua presenza, la quale avvertiva i deliberanti della sua autorità, che se non era attuata, poteva attuarsi, e quindi era potente sugli animi loro. E questi nobili e principali, forti per riputazione, per cariche, per opulenza e per aderenze particolari, erano un corpo posto fra il doge ed il popolo: uniti al doge, impedivano o frenavano la popolare licenza ; ed uniti al popolo, intimidivanoquei dogi, che più o meno apertamente anelavano a levarsi, più che la data potestà non concedeva. Il doge e 1’ assemblea radunavansi alcune volte nella curia, ma solitamente nella corte del palazzo, perchè fosse spano al popolo astante. Ma non siamo chiariti del come venissero fatte le proposizioni, e fossero accolte o rifiutate, e se il doge le facesse da sè, o secondo consultazione di alcuni primati ; certo è, ch'egli aveva la potestà di eseguire, e non di fare leggi di costituzione dello stato ; le quali erano poche ed imperfette, e pochi gli ordinamenti e le discipline, durando i primi (a) Residente jam dicto Othone, seniore nostro (eletto nel 1009) et •uujudicihui.etibiaiUtante multitudmc po-puli Vcnctiarum.