338 acro, poiché nc fu discaccialo con quell' impeto dalla lettera di Stefano inspirato, ed Astolfo fu sospinto a novellamente rinchiudersi in Pavia ; le cui forti mura e l’eccelse torri furono cinte dalle franche schiere, le quali con guerresche macchine cotanto batterono e mura e torri, e con.armi si terribilmente travagliarono gli assediati che, uscendo l'anno settecentocinquan-tacinque, Astolfo fu ridotto a piegarsi a condizioni più gravi delle prime. E quantunque gli ambasciato-ri dell’ imperatore di Costantinopoli andassero rimostrando a Pipino i diritti del loro sovrano a riavere 1' esarchia ed il ducato di Iloma, egli non diede retta, e volle osservare il chirografo, da Stefano mentovato, c contenente il dono di questi parsi alla sede e chiesa romana prima di conquistarli (a); ed ordinò che Ravenna cou 1' esarchia, 1' Emilia ed il ducato romano fossero non all' imperatore, che n' era il legittimo sovrano, ma date alla chiesa romana; e spedi commissari], a’ quali fossero consegnate e che ne deponesscro le chiavi a' piedi di papa Stefano, il quale s' avesse pure ostaggi da ogni città. E perchè queste imprese dei Franchi, contro il longobardo re d’Italia mosse dal loro religioso afTuocamento, le quali apportarono ad essi la breve utilità di denaro, cavato dallo sconfitto re, e la perpetua al clero romano, i sacerdoti che, quasi soli negl'illitterati e barbarici tempi, ebbero fra le inani cronache e documenti autentici e storie, o ne compilarono, delle cose avvenute fra i pepi Giegorio secondo e terzo, e Carlo Martello, padre di Pipino, e (a) Se Dio mi fari vincitore, darò alla chiesa romana, ec. [Sacrar. Conc. ColUctio magna Phitippi Labbati).