327 tacinque, e sur tu i suddetti re a mantenere la promessa (a) latta a santo Pietro, portinaio de'cieli e forte e-sattore, la quale consisteva nell'aver fatto Pipino un antecipato dono alla chiesa romana delle provincie, da Astolfo tolte al greco imperio, c di fare che non fossero a questo imperio restituite ($3). E quando Astolfo, nei primi mesi del setlecentorin-quantacinque, fu sotto le mura di Roma col suo esercito e con le soldatesche, racrolte nel suo ducato di Benevento, Stefano scrisse altra lettera, a nome di tutti i Bomani, ai tre re suddetti, ai vescovi, agli aliati, ai preti, ai mouaci, ai duchi, ai conti ed all’esercito de’ Franchi per maggiormente stringerli a cenere in suo aiuto; ina, per accertarsi di averlo, sci isse ai Ire re ed a tutta la nazione un' altra lettela, che disse di Sfiedire in nome e per comandamento di santo Pietro medesimo (53). Noi, col cardinale Baronio(6)e con l'abate Fleu-ry (c), scusiamo papa Stefano di quesla finzione, siccome stretto da necessità, dalla quale poteva uscire, lasciando in non calere le vaste possessioni ed il prin-ci|«lo temporale. Questa lettera accese negli animi de' Franchi e di Pipino cutanto fuoco di speranze e di timori, che vedi poderoso esercito prestamente marciate in Italia, ed Astolfo levare 1’ assedio di Boma, e correre ad occhiare le chiuse delle Alpi ; ma nè la celerità di prevenire il nemico, nè il valore di difenderle gli valla) Code* Carolimi», Epist. Stephani. (ij B.iron., Ann. ecciti., t. IX, p. 225. (c) /fili. teel . liv. 43.