3o3 e potrebbero sostenere guerra contro lui, già signore della Lombardia, della Marca Trevigiana, del Friuli e dell’Istria? Se egli, abbattuti i propugnacoli alle sponde, e più oltre alle foci de’fiumi, facesse impeto in queste lagune, per quanto durerebbe la difesa? e per quanto, se dalla sua vicina Ravenna muovesse lunghesso i lidi sue soldatesche? non pensassero poter coi navigli discacciare si grande nemico che potrebbe assalirli da ambidue i confini di Ravenna e del Friuli. Prima che arrivassero ambasciatori a Costantinopoli per chiedere aiuto, sarebbero già sterminate le isole; e se v’ arrivassero in tempo, non essere credibile che il lontano imperatore, impegnato a combattere Bulgari ed Arabi, e pur esso bisognoso di aiuto, facesse proprii i pericoli dei Veneziani, ed anteponesse la loro amicizia a quella del potente Carlomagno ». Queste parole facevano la conturbata assemblea inchinevole a fare alleanza con Pipino; e forse l’avrebbe fatta, se Angelo Parlecipazio da Eraclea, primo per nobiltà, per ricchezza, per ingegno e per eloquenza, non avesse parlamentato così : « Parergli che Onorio stimasse sì poco intelligente la assemblea, da non conoscere eh’ egli proposto da prima il dubbio del fare o no alleanza con Pipino, e poi detto dei molivi di stringerla, rivolse sue parole a dimostrare i pericoli del negarla, dissimulando quelli che stretta arrecherebbe. Primamente, sè pensare che Carlo rimarrà in pace coi Veneziani, non provocatori ed anzi meritevoli amici di lui. Sorgere minaccioso Pipino; ma se le minacce del longobardo re Agilulfo, sterminatore di Padova, e quelle di Rotari, distruttore d’Oderzo, a-vessero intimidito gli avi, non avrebbero fuggito la