5i che, dopo Annibaie, non area veduto nemici,dicendo ai tuoi Goti: di cui fortissimi essere le ricchezze dei degenerali «pregevoli Romani; ma ne riipetlassero la vita e le donne ed i pubblici edtfizii, ed i templi in* violabili adii. E Roma fu invasa furiosamente a’d't ventiquattro di agmlo del qtiallri**ntodieci, ris[K»n-dente al millescssanlalre dalla tua fondazione. Ma perchè la velocità del tuo cavallo non ballava a farlo estere ovunque, per rendere ovunque effettivo l’umano comanda mento, e perchè i rispettali asili erano angu-tti alla moltitudine, a stai abitanti caddero feriti o morii totlo le spade: astai case rubate,donne vituperate;e la città, già tignora del mondo, nel primo attedio, ricchezze, nel tccondo, onore, e nella presa anche cittadini perdette. Ma che faceva Onorio in Ravenna? Il contemporaneo Procopio ci racconta, che l’eunuco,custode dell’ imperiale uecelliera, recossi ad annunciargli che Roma era perita, e che 1’ addoloralo imperatore dmegli « come può essere?testé le ho dato a mangiare con queste mie mani ». Egli nomava Roma una grossa e bella gallina; ed avendolo l’eunuco chiarito che parlava della metropoli, tosto rasserenò (n) l’animo scompigliato e doglioso (i a).