158 da guerreggiare; nè mancatagli che il trono, che presto salireblie, a combattere l’imperatore con più aspra guerra che i Goti non aveano fatta ; e se non si mandasse altro duca, essere e grandi e popolani prestissimi a darsi ad allro signore. E per queste credule [laroleNarscle fu richiamato a Costantinopoli nel ciuquecentosessan-tasclte ; ed obbediente, recossi a Napoli ad imbarcarsi |x.'t colà veleggiale; ma papa Giovanni terzo, vedendo i pericoli della sua vecchiaia, lo indusse a tornare a Roma, dove indi a poco passò di vita. I Longobardi, uscili di Scandinavia a cercare novelle e migliori contrade, capitanati da Ibor ed Aìod, disfecero, intorno l’anno treceutosessantanove, i Vandali slauziati in Alemagna; e poi condotti da Aldui-uo re, entrarono, nel cinquecenloventisette, in Pan-nonia (oggidì Ungheria),e per quarantanni vi dimorarono; nel quale spazio, venuti in Italia quali alleati dell'imperatore, siccome detto è, aveano goduto di questo bel cielo, e gustato i piaceri di questa contrada va-r riamente da natura cotanto favorita, e se n’ erano a malincuore dipartili. Non tenendo noi il detto di molti scrittori, che asserirono averli Narscle(sdeguoso della nota ingiuria, che dissero scrittagli dall'imperatrice Sofia) invitati a conquistare Italia, che contr'essi non difenderebbe, più tosto ci rimaniamo alla critica dei pochissimi, che riputarono essere stato tale invito, siccome ignominioso, invenzione dei nemici diquel grande uomo. E riputiamo che i Longobardi, piacevolmente ricordevoli dei piaceri goduti in Italia, vi sieno calati ne! cinquecentosessantotto, da Alboino re coodot-ti. traendosi al conquisto i vinti Gepidi e Bulgari e Sarmati, e lasciando la Pannonia agli Avari, razia di Unni,