disfare questi fatti e questo ragionamento. S' accorda poi colla cronologia e colla ragione, che Magno, cattolico vescovo di Oderzo, fuggendo dalla distrutla città e dalla detestata dottrina di Ario, abbia riparato, come narra Dandolo, in nn’ isola vicina col clero e con divota gente, e v’abbia fabbrirato cattedrale e presbiterio; e così in quell'isola già abitata, abbia dato forma ad Eraclea, cresciuta dai suoi compagni nella fuga, e maggiormente dai Veneziani, ed abbiale posto tale nome da Eraclio, imperatore cattolico, per segno di cattolicismo contro la dottrina di Ario, professata dai Longobardi nella tcrraferma, e v’ abbia fermato sua sede. A magnificare poi Grado, Elia succeduto a Probino, già successore di Paolo e scismatico, vi costrusse palazzo vescovile e moltissime case, e la chiesa di s. Eufemia. nella quale adunò concilio di venti vescovi della mediterranea Venezia e dell’ Istria, e vi fu decretato che la sede sarebbe stabilmente trasportata da Aquileia in Grado, perchè gli ariani longobardi erano padroni di quella città, e chiamerebbesi novella A-quilcia. In questo concilio comparve il prete Lorenzo con lettera di papa Pelagio II, forse sperando che cessasse lo scisma ; lettera che approvava il trasportamen-to, certo non ricercata da quei vescovi scismatici per ragione dei Ire capitoli, de'quali detto è; ed i vescovi con iscritte dichiarazioni fecero intendere a Lorenzo che si opponevano alla condanna di quelli ed al quinto concilio, nè Lorenzo osò insistere che lo accettassero. Indi Elia propose che Grado, siccome salva dai guasti della terraferma e daH’errore di Ario, fosse metropoli ecclesiastica della mediterranea Venezia e dell' Istria :