174 tropolilano (48). Ma queste due troppo vicine sedi metropolitane, quella d'Aquileia, avente suffraganci i vescovi fino al Mincio, e quella di Grado i vescovi dello stato veneziano e dell’ Istria, doveano crescere il forte dissidio fra i due patriarchi; uno orgoglioso del-1' antichità di sua sede, l'altro del trasportamene; e dai loro palagi, distanti di poche miglia, potevano le pretensioni accalorire colla vista del mal veduto avversario castello. E questo dissidio, per la condizione di quel tempo, dalle curie passava a nimicare i due |k>poli ed i due governi. E Sereno cotanto s’accese delle sue pretensioni, che fortificato dai soldati di re Liutprando, invadeva i diritti del patriarca di Giado, ne assaliva la chiesa e ne offendeva la persona, spregiando le |>arole colle quali Gregorio, mandandogli il pallio, avealo ammonito. I vescovi veneziani e Marni- lo ed il maggior consiglio delle isolesi querelarono forte con Gregorio, richiedendo giustizia (a); il quale comandò Sereno di rimaner-i dalle offese e dagli as.ali nienti (49); e ne scrisse a Donato, patriarca di Grado, ai vescovi ed a Marcello. La cui mansuetudine lasciò senza rimostranza, che il forte suo antecessore avrebbe fatta a Gregorio, perché non fosse la dignità patriarcale conferita a Sereno, siccome già trasportata in Grado (a) Sero mi» post lisce papalis inhibilionit eontemptor, reiio ausilio, fine» Gradenti* ecclesiae minorare uititur; quoiltlux, patriarci» et cpitcopi, atque plebi Venrtiae et Islriae,grave ferente*, pipae curo querimonia iminuant et ultionem exposcunt. Papa auto in, de inobeilienlia Sereni turbatur; ei retcribil.et conqnerentibut rctpontum tra,tulli ( And. Pani)., ('Aron., lib. VII ).