296 elea vicina alla terraferma, disperando de’ fatti suoi nella lotta contro Equilio, chiamasse, per ¡sfogar l’i-ra maledetta, straniero e certamente nemico aiuto. Il quale sarebbe la vicina potenza de’Franchi, che si solleciterebbero di facilmente volgere le alte fortificazioni di Eraclea, costrutte contro Equilio, a vincere a mano a mano tutte le isole; e forse Equilio stesso, prevenendo Eraclea, trarrebbe addosso a noi tutti la calamitosa soprastanza dei Franchi, che serrerebbero catene a libere mani ». All’inaudito e feroce consiglio, astutamente ricoperto dell’ affettato timore de’Franchi, stette alcun poco sopra sè 1’ assemblea. Ma gli amici di Obelerio, e particolarmente quelli che abitavano in Malamocco e godevano dell’ utile e del vanto d’ avere fra loro la sede ducale, temendo che Eraclea, potente per moltissime nobili e ricche famiglie, non s’ alzasse sul vinto Equilio a volere ed a conseguire che i dogi in essa novellamente sedessero, di leggieri trassero nella sentenza di Obelerio gli Equileiesi ;i quali, oltre che temevano tale tornata della sede de’ dogi, che avrebbe resi gli Eracleani maggiormente oppressori di loro, andavano dicendo: volere piuttosto vagar colle mogli e co’figli, fin anche per lo mondo, per quanto barbaro fosse, anzi che soggiacere alla loro tirannia. E quindi l’assemblea, udendo che una delle parti era già disposta a recarsi ad abitare altrove, sentenziò che ambedue le città di Eraclea e di Equilio fossero abbattute e disolate, e gli abitanti passassero distribuiti per le altre isole, affinchè gli strani nemici non se ne fortificassero. Queste politiche ragioni, afforzate dall’ odio feroce ed universale contro i due cacciati dogi, fece-