a6 ni,incisi alla solitaria sponda orientale del Volga verso Europa, le invogliò a passare suU'occidcntale insieme coi più prodi guerrieri lor nazionali, che dalla Sog-diana, sottomessasi ai Cliinesi, erano venuti a collegarsi con esse libere tribù. E si avanzarono al paese itegli Alani, pojiolo, coni'esse, pastorale e guerresco; le cui tende cuoprivano pianure fi a il Volga ed il Don (a), e li affrontarono e sbarattarono per le terre. Ed una parte di Alani rifuggì sul Caucaso; ed un'altra più coraggiosa marciò alle sponde dell’ Elba, e collegatasi cogli Svevi, invase poi con essi e coi Vandali Gallia e Spagna; ma la maggior parte accolse l’onorevole ed utile offerta dogli Unni vincitori, di unirsi ad essi ; e tutti corsero ad invadere l'imperio dei Goti. E gli Ostrogoti, primi a vedere lor villaggi arsi dalle fiaccole eri insanguinati dalle spade di questi ignorati ed improvvisi nemici, si sottomisero : onde la regia stirpe degli. 4maìi divenne poi suddita del grande Attila. Ma AlateoeSafrace, fedeli guerrieri,salvando il fanciullo re Viterico, condussero con esso un libero corpo di Ostrogoti alle sponde del Duiester fra i Visigoti, dove A tana rico lor principe avea stabi lito il campo per opporsi all’ impeto degli Unni, i quali presto ridussero t Visigoti agli stremi; e questo valoroso capitano vi-desi da'suoi intimiditi soldati costretto a ritirarsi fino alle sponde del Danubio, da essi riputate unici argini alla spaventosa invasione. Atanarico, osservatore del patto con Valente, si ritirò con una truppa di fedeli seguaci in una terra che le (a) Amroianus Marceli-, XXX, 2.— Giornandes, De re-but Gelidi, c. 24 , ed ItL gener.dei Tartari, t. II.