3R arcuerò invaso tutto lo stato, non avrebbero potuto prenderla;«) il suo esempio fu seguito dai pochi suoi successori, poi da Odoacre disfacitore dell' imperio, e dai re Ostrogoti, e poscia dagli Esarchi, mandati dagl' imperatori di Costantinopoli a reggere la parte di Italia loro rimasta. Quindi Ravenna, sebbene abbattuta da sciagure, vi fu città prinri|«le. siccome sede di prìncipi, (in olire la metà dell'ottavo secolo, tempo in cui per la calala di Carlo re de'Franchi, lo stato d'Italia fu trarollo in nuove mutazioni. La paura di Onorio e dei suoi cortigiani fu presaga d' altra terribile invasione. Poiché quegli Unni che arcano cacciato i Goti alle S(>onde del Danubio, cacciarono pure sai-maliche tribù dal paese dell' alta Vistola ; le quali, lasciatolo agli assalitori, marciarono a più settentrionale contrada, e con qoeir impelo che areali snidali dalla patria, furono sopra gli abitatori delle bo*M sponde dell'Oder, Vandali. Srcvi e Borgognoni, die abbandonate quelle salraliche contrade, e condoni dal feroce lor prìndpe Radagasio. migrarono a miglior terra meridionale reno 1*Alpi tridentine nel quatlroccntorinque. Ed Italia, die non trovava fra'suoi un Mario norello che la liberasse da questi novelli Cimbri e Teutoni, usciti dai medesimi paesi e medesima rana che gli antichi, trovò nel vandalo Stili-co*»« un valorosissimo difensore «miro duecentomila combattenti, seguitali da duecentomila, donne, fanciulli e schiavi. Perché la relaiinne fra popoli era pochissima o nulla, queste cmigrationi e questi rivolgimenti non furono a Ravenna saputi che quaodo Rada gas io area già («issato il Danubio; e Stilicone. vedendo di non