ì75 per decreto di un altro ¡>apa. Dalla debolezza di Marcello conseguitò che i patriarchi d'Aquileia, usando I anni, che allora i \e>covi indegnamente aveano, non solo assalissero spesso la patriarcale sede di Grado, ma pure le marittime spiagge e le terre dei Veneziani; e collegati coi loro nemici, li combattessero: onde troppo lungamente continuò e crebbe reciprocazione di odio e di guerra. A Marcello, stato per nov’anni doge, il consiglio di Eraclea diede per succe-sore, ne! settecenloventisei,Orto, di nobile stirpe di quell’ isola. Il quale fu primo che colla grandezza dell’animo, k delle gesta illustrasse i Veneziani; perocché lodandoli nelle marittime battaglie, non lasciava di far loro intendere che all’agilità, alla forza ed al coraggio loro mancavano alcune arti guerresche, le quali farebbero la valentia piò e durevolmente terribile; onde non si avesse continuo dubbio della salvezza delle mogli, dei figli, dei padri, nè si dovesse stare sempre in armi, quasi vergognati di rimanersi alla sola difesa, senza aver tanto abbattuto i nemici, da toglier loro baldanza a novelli as^alimenli. E per fare che queste insinuale idee riuscissero operose di vittorie, che fiaccassero i nemici nei loro paesi, vincessero le difese e le fortezze loro, e facessero il nome veneziano tanto formidabile, quanto era rapace e sanguinaria 1’audacia, tutto ricossi ad addestrare i suoi nelle arti di condurre l' a-gilità, la forza ed il coraggio a più regolati e sicuri modi di vincere marittimi e terrestri nemici. Laonde, cresciuto il numero degli armati sulle navi, siccome perito, intertenevali in lunghi e meglio ordinati e«er-cizii di lotte e di lanciar Treccie, e ¡«articolai mente