9» stessi) Cassiodoro ai Veneziani tribuni; e la riportiamo latina, originale eil intera, ed anche tradotta in i-taliano, in grazia dei comuni lettori, sì per amore del vero, e si perchè è me^sa innanzi da alcuni scrittori antichi ed odierni, e dal Darò, intalentati di contrariare l'originaria libertà dei Veneziani, e di dedurre da essa lettera la sovranità degli ostrogoti re sopra di essi. Ora, l’aver chiarito non essere nelle formule dell'amministrazione di Cassiodoro alcuna parola (nemmeno, in quelle nelle quali sarebbe stala naturale ed opportuna ) di sudditanza delle isole, ci dà titolo a spiegare, consentaneamente a questa verità, ed al contesto di tutta essa lettera, e secondo buona critica, le tre parole providete, eslote, reficite, che leggonsi in essa, perchè potrebbero in colui che non fosse istruito di lale contesto e del vero senso di queste tre prole, far entrare il pensiero della sudditanza delle isole agli ostrogoti re. Ma prima bisogna sapere, che la pubblica rendita, durante il loro regno, era formata coi particolari beni dei re, coi diritti regolari, col tisco e coll'imposta. Quei beni particolari, qua e là menzionati per molto vasti nei libri di Cassiodoro, procedevano dagli imperatori romani, e vi soprantendevano magistrati, detti conti, dei )>eni del re. 1 diritti regolari erano quelli sopra le miniere e sopra i marmi cavati dai monti che, fatti lavorare dai re, ad essi appartenevano. I beni del fisco erano quelli cadutivi, per delitto, o per morte d'alcuno, senza creili e senza testamento, o per multe poste da editti, o per tesoro scope ito: e tutti