aa4 lenza della persona e delle parole di Stefano dissipò quelle del monaco, il cui alto nascimento era agli occhi de" Fnuirhi perduto nell’umilili della cocolla, e la cui morale e sacra autorità assai scadeva, paragonala all'altissima di papa Stefano; e questa papale prevalenza, accompagnandosi alla temj>era ile'Franchi, guerresca e vogliosa di far bottino per Italia, faceva che sfatassero, come da meno, lu presenza e le parole del monaco, quautunque avesse recalo da Italia in Fiau-eia l'odore di santità, per cui fu fra’ santi annoverato. I’erciò re Pipino ed i suoi ottimati tosto spedirono messi ad Aslolfo, minacciosamente rirhieditori, lasciasse l'esarchia, tolta all'ini[>eralore, ed eziandio Nar-ni e Cercano, tolti al ducato di Roma. E Pipino, temendo che il suono della venerata voce di santo Car-lomanno gli movesse per Italia troppi nemici, non gli pei mise di tornare a Monte Cassino, e mandollo a Vienna sul Rodano, dove quel suono non sarebbe tanto riverito, come Ira "suoi divoti in Italia. Auaslasio bibliotecario, storico quasi contemporaneo a questi fatti, menzionò di chiuse e di porle o trincee dell’ Alpi, da parte di Francia e da parie d’Italia; quelle guardate dai soldati di Pipino, queste da quelli di Astolfo. Il quale non prima ebbe lingua in Pavia dell'arrivala de'Franchi alle loro chiuse, che, ]>assale le sue colla speranza di sopì apprenderli al-1' imjicn*ata e di respingerli e disanimarli dall* impresagli assali; ma in ¡scambio fu rispinlo, e, ritirandoli, non potè loro impedire passassero le sue chiuse: e per non avere altra fortezza, dovette riparare fino a Pavia; dove Pipino, venuto, per l'altra parte di san Giovanni di Moriana, e per la valle di Susa, in Lom-