>47 ma, senza attendere il consentimento dell'imperatore, o dell’ esarca ». Ma il secondo Giustiniano, figliuolo e successore di quel Costantino, volendo ritenere almeno indirettamente il diritto di approvazione, perchè non voleva abolire quel decreto, comandò: « che nessttno potesse essere papa senza l’approvazione dell'esarca di Ravenna ». Quindi gli esarchi s'intromisero per lunga pezza nelle elezioni dei papi ; e quindi fra essi, il clero ed il popolo, e conlese e scandali grandissimi; e così andò la bisogna, essendo poi altri dominatori in Italia fino al famoso Gregorio settimo, papa nell’ uudecimo secolo; il quale, chiesta al glande imperatole Enrico quarto l'approvazione della sua elezione per poter salire la sede, si ievò poi e riuscì ad abolire, nella lunga politica e religiosa gueria che fece a questo monarca, tale antica dipendenza della sede romana. Papa Pelagio, vanamente avendo procacciato con molto deaaro che i Longobardi non guastassero il romano ducato, avea accompagnato al detto ambasciato-re Gregorio il patrizio Panfronio con centotrenta libbre d’oro, chiedendo a Tiberio, imperatore di Costantinopoli, mandasse esercito a discacciare i Longobardi; ma questi ambasciatori n'ebbero questa risposta : « provate di condurre con quest'oro alcuni longobardi capitani a scambiare i travagli che vi arrecano in aiuto all’ imperio contro i Persiani ; e se non volessero guerreggiare in Oriente, comperate l’alleanza di alcun principe di Francia ».Laonde Tiberio, che s’intitolava imperatore dei Romani, non adempiendone le obbligazioni,dimostrava che gl’imperatori abbandonavano coi proprii fatti il dominio d’Italia. E questi capitani, o