— 53 — prigionieri. Guadarono una gora profonda di là dalla quale rra un porcile addogato al muro. Si arrampicarono non viste, ricucirono a togliere una pietra. E nel buco praticato ponevano gli involti, attente al (legnale che dalla casa annunziava l'allontanarsi della sentinella croata. Centinaia di famiglie, incuranti della pena, raccolsero nelle loro case i fuggiaschi. Li tennero nascosti nell’ansia e nella pazienza di mesi e di anni. Per nutrirli, soffersero moltiplicate le privazioni della loro povertà. Per alleviare la tristezza e il tedio, permisero che essi si abbandonassero a imprudenze che potevano costare agli ospiti la libertà e la vita. Uno dei prigionieri, un seminarista fante, sentendosi molto ammalato e in punto di spegnerti, trovò tuttavia la forza di fuggire. Sfinito, stramazzò dinanzi a una porta, sul lastrico. Raccolto da una famiglia di operai, fu messo a letto. Un medico pietoso, chiamato di nascosto, lo riconobbe infermo di tifo. Allora il suo rifugio per tutti i vicini, per tutti i popolani del quartiere, divenne un focolare segreto di carità patria. Ciascuno febbricitava per 1’ infermo, si consumava per 1* infermo, vegliava per P infermo, palpitava per lui. Nel polso del giovine ricoverato batteva la passione d’ Italia. Come lui tanti altri furono celati, provveduti di tutto da ehi aveva bisogno di tutto, accompagnati di giorno e di notte da una casa ali’altra, col rischio urgente, da una famiglici