134 disastri, sembranti distruggere ogni cosa ; ed in tutti radicavano e crescevano fermezza, ardimento e virtù. I lavori, le opere e le fabbriche, che i nobili sopravvenuti facevano costruire dai bisognosi artigiani, seguaci nella fuga, e dagli originali coi materiali dalle abbattute città remigati, il profitto che questi traevano dai servigi e dalle utili vendite, ed il soccorso dato da quei nobili agli aderenti, consorti nella sventura, legavano tulli gli animi. E perchè nell’ avvantaggiato suole ingenerarsi amore e divozione verso chi vantaggia, quei nobili spendenti erano amati e riveriti dai beneficati, e perciò andavano acquistando una soprastanza, ereditata poi dai discendenti; la quale nella marittima Venezia li confortava delle sventure patite nella mediterranea, vedendosi avanzare quei pochi naturali che ad alcuna agiatezza, rispettiva ai luoghi, accompagnavano l’originaria qualità ed alcuna idea di regolare le cose. E dall' un lato tale prerogativa di questi naturali, e dall'altro la distinta condizione, il denaro e la maggior cognizione dei principali sopravvenuti nell’ordinare un comune, e crescerne la fortuna e la forza, certo notavano, in i-scambio delle castella di terraferma, una nobile classe nelle isole. Tale maggioranza, nata in esse da alcuna agiatezza e da meriti, o venuta da terraferma a beneficarle col denaro, nè originata o mantenuta da alterigia di vincitori, o da nobiltà ereditaria, non metteva nella rimanente popolazione quel segreto risentimento, che sempre s’alza dal calcato amor proprio degl" inferiori ; ma sì bene 1’ osservanza ai sopravvenuti, che apparivano col benefizio di spendenti, ed ai maggiori naturali, che apparivano con quello dei