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»Urlo, venne a capo di farnclo uscire, e poi trasse fuori il decreto di morte; ed allora Stilicone, represso lo zelo de'suoi per liberarlo, chinò il capo, a'di ventitré d' agosto del quatlrocentollo, alla spada di Eracliano (a) ; ed il fuggitivo suo figlio Eucherio fu ucciso. Olimpio fra rivi di tanto sangue, alzato a primo ministro <lu Onorio, fu più che innanzi signore di lui e di tutte cose; si pubblicò confiscatone dei beni degli uccisi e severa legge, dettata da Olimpio, per la quale tutti quelli che non abbracciassero la cattolica religione dell’ imperatore, cioè rimanessero pagani o «.•guari di Ario, fossero tosto e per sempre privati d'o-gni uffizio ( i o). Lasciando stare le accuse e le apologie fatte a Stilicone, quelle consistenti in presunzioni e quote in fatti, i trentamila Goti ausiliarii, da lui sempre condotti alla vittoria in prò dell' imperio, ardevano di vendicare l'amato capitano, ma erano infrenati dall'mere le mogli, i padri ed i figli loro ritenuti quali ostaggi nelle forti ritta d’Italia, dove a-veano pure depositalo i preciod averi. Ma quoto frenarsi non giovò loro; perchè Olimpio, non riputando cancellato in osi dai fedeli servigi il nero marchio di ariani, istigò contro le loro misere innocenti famiglie assai volgo cattolico, rhe si vituperò sacebeggian-'lole e »' insanguinò trucidandole inermi. Ed i Goti, non so «e più irosi o addolorali,rivolgendo oltr'Alpi gli sguardi ad Alarico, parevano richiederlo vendicatore •Ielle mogli,dei figli, dei padri rubati ed uccisi : mentre egli protestava alla corte di Ravenna, che se gli fossero ilate le pruinose quattromila libbre d’uro, tosto si riti-
  (a) Zosimo, lib. V, pag. 336, Jt5. — Orosio, ibidem.