chiedendo per affettalo riserbo, alcuno spazio a deliberare. Intanto Entiene patrizio, disse della trattazione a Niceforo, patrizio e logoteta, che godeva di molta autorità sulle soldatesche; il quale mandava in voce che Irene, non contenta d’ avere acciecato il figliuolo per cingere l’imperiale corona, mai stata su femminile fronte, trattava, senza saputa del senato, dell’ esercito e del popolo, di trasferire a barbaro principe l’imperio; che allro voler significare colali nozze, se non 1' abolizione finanche dell’ antichissima gloriosa nominanza di romano imperio? Correndo questi parlari a muovere l’orgoglioso sdegno dei Greci, Niceforo, seguito dagli ottimati e dal popolo, riuscì facilmente a sbandeggiarla in Lesbo, dov’ essa avea sbandito il figlio Costantino, e dove, un anno passalo, morì di cordoglio. E Niceforo, salito il trono, nell’ anno ottocen-todue, od oltocentotre, mandò tosto ambasciatori a Carlo, guerreggiante nella bassa Germania contro ¡Sassoni. per fare con lui trattato ed alleanza. Nel quale trattato, iuvolatoci dal tempo, ma riferito in sustanza dagli storici contemporanei (a) o vicini, e dal cronista Dandolo e dagli storici Sigonio e Gotfredo, fu riconosciuto sì da Carlo e sì da Niceforo il libero stato dei Veneziani, il quale in quella parte dovea essere parete fra i due imperii, ed immune e securo dell’ u-no e dell’ altro ; e statuito che le città della mediterranea Venezia, vicine al mare, e quelle marittime della Dalmazia dovessero continuare ad essere parte dell’imperio orientale, senza che Carlo o Pipino potessero in- (a) Annalista Loiselianus, Tilianus, Metensis, et Egi-nardus (T. I, Annales Francorum).