iGC Ma non doversi cadere iti disperata viltà, nella quale ogni modo di salvezza si perde; anzi bisognare fortemente alzarsi a rompere i rei intendimenti di malvagi cilladiui, e le avare superbe speranze dei nemici ». E questi parlari, provocatori dell' ira e delle minacce dei tribuni e di alcuni principali,erano per accendere i cittadini a insanguinarsi insieme; a cui impedire non vedeudosi i saggi baslcvoti, circondarono Cristoforo, patriarca di Grado, grave d'anni e di senno, pregandolo volesse, colla meritala autorità sugli spiriti, comporli a salutevole deliberazione. E Cristoforo, assunto il benefico uffizio e mostratosi volente parlamentare dal seggio, vedi tulli calmarsi nel guardatlo e nell'attendere le sue parole, ebe furono queste : « La cagione degli assalimcnti, dei danni e del sangue e di altre imminenti sciagure sture nei nascondigli dei tortuosislagni alle foci dei fiumi, c nelle aperte entrale dei lunghi lidi, |>oicbè da queste assai male difese, i marinimi nemici sbucavano a predare ed uccidere, edi terrestri presso a quegli stagui costruivano barche, sulle quali facevano impeti presti e frequenti, e resi lanlo felici dalla lentezza del convocare assemblea a deliberare, che in poco d'ora ricchi della preda tornavano alla terraferma ; essere recente la rapina fatta da Fortunato in Grado; avrebbe forse Lupo, assalitore di Equilio e di Eraclea, mai l’acque solcate, se la lentezza a rispinger- lo non avesselo pros[>erulo? essere altra cagione di mali, e di maggiori pericoli; deìla quale diceva, non per vituperio d'alcuno, ma per provvedere a torla di mezzo, affinchè succedesse a lentezza celerità, a freddezza sollecitudine, ad amore di parte amore di patria. E questa cagione stare in coloro che per ricchezza, o