345 1* indizione. Per la qual cosa c quasi certo che la detta scrittura sia stata fatta dopo l’ottocentuuo. E perchè essa narra di consoli solennemente spediti a Rivoalto, e perchè nei capitolo terzo abbiamo fatto vedere che non prima del-l’uscire del secolo decimo, regnando il primo Ottone, furono ridati consoli all’ Italia, apparisce che la scrittura sia stata distesa nel tempo medesimo, o poco di poi, cioè intorno cinque secoli dopo le cose delle quali parla. Età tenebrata e disonorata da moltitudine di orali tradizioni, scritte da volgari e spregevoli scrittori, falsate da visioni, da favole, da fantasticherie e da imposture, ripetute e conservate di generazione in generazione; onde fino al tempo a noi vicino, ed alcune fino al nostro, tante pappagallesche filastrocche arrivarono; della quale età scrisse con senno il Sabellico, declinando il secolo decimoquinto : stu-por et amenti a quaedarri, oblivioque moruin invaserai ho-mimmi anirnos. La ignoranza dell’autore della suddetta scrittura chiaramente apparisce nel cominciamento dove egli dice, che papa Innocenzo, primo di questo nome, morì nel quattro-centoventuno, epoca della fondazione di Venezia, mentre era già morto quattr’anni innanzi, come è scritto in tutte le autentiche vite e cronologie dei pontefici; errore che oltre ad essere rispettivo al pontificato di lui, fa pure che o la data della menzione sia falsa, ovvero debba ritirarsi quat-tr’ anni indietro. Vi è pure detto che Innocenzo era da Abano, terra a sei miglia vicina a Padova: ed egli fu da Albano, villa nella campagna di Roma. Egli confonde, o, per meglio dire, una con l’altra disfa l’idea di regno e di repubblica di Padova, ed alza un trono in quella città, non saputo nè dai contemporanei, uè dai posteriori storici, e perciò da essere interamente negato. Vi si legge pure che prima dell’anno quattrocentoveu-tuno esistevano molte castella per le isole; mentre prima di quest’ epoca non si alzò per esse alcun castello, o città; e dice che degli abitatori e delle cose di queste varie im- i5*