• tifò i vescovi consentirono (a): ed Elia fu nomato patriarca. Perciò questa dignità fu prima in Grado, e poi anche in Aquileia, perchè, non ostante la traslazione di sede, continuarono a sedere in questa città patriarchi che, sempre protetti dai Longobardi, sempre contesero con quelli di Grado. E Paolo, cattolico vescovo di Aitino, con clero e popolo riparò nell’isola Tor-cello ed in altre vicine; passalo un mese, mori: e Maurizio, successore, volendo fermarvi sua sede, e consentendovi il [>atriarca di Grado ed il popolo, ebbe dal papa lettera di traslazione da Aitino in Torcel- lo (43). E poscia Paolo, cattolico vescovo di Padova, per alcun modo ristaurata, vedendo a tanti mali sopravvenuto quello insopportabile della detestala dottrina di Ario, riparò con moltissimi a Malamocco, trasportando, e per alcuni anni fermandovi sua sede. Ma vedendo P isola dal tempestoso mare tanto percossa, che i fondamenti delle case ne venivano scalzati e rotti, e venendo talvolta le acque tanto pel vento ad alzarsi,da minacciare di sommergere la città, recossi nella più sicura Chioggia. Queste fuggite di vescovi e queste traslazioni di vescovadi si trassero dietro tante famiglie, che non più (a) Carissimi fratres, intervenicntibus malia nostri*, quotidie hostile perpetimur flagellum.... sed et nunc Longobardorura iofandae gentis flagellum luitineri non potest. Quaproptcr, dignum ducit mansuctudo nostra, si 'estrae placet sanctitati, in hoc Gradense castrimi no-stram confìrmare Metropolim. Quod dictum omnibus pia* cuit episcopi», et, facto libello, statutum.ec. (Codex Yai. —- Sagorn., Chron., p. 7. — E vedi Acta Con. Grad. in Chron. And. Dand., lib. VI).