266 ferita alleanza : e per darne a Desiderio valevole segno, scrisse a Rachis, severamente ammonendolo di non mentire al monacale solenne voto, se non voleva provare l’ira dell’ onnipotente Iddio, e perciò di non combattere contro Desiderio, che nomava re (a); e pensasse poi, passando dalle divine alle umane cose, di non avere a combattere contro Desiderio solo, ma contro l’armi di Roma e dei Franchi. Le quali parole, come acqua spegnitrice d’incendio, spensero nel-T animo di Rachis e de’Longobardi suoi parteggiatoli, l’ardore di abbattere Desiderio, e tutti agghiacciarono; e Rachis mestamente sommesso, depose la spada, rivestì la cocolla, ed in iscambio della vagheggiata splendida reggia, rivide malinconico le solitarie pareti della cella abbandonata. Desiderio, montalo il trono, restituì alla chiesa romana Ferrara e Faenza; e promise di fare le altre restituzioni con belle parole, ma con animo di non eseguirle, siccome colui che cotanto era preso dal pensiero di unire tutta Italia in un solo reame, da riputare lecita e buona ogni via che lo conducesse a fare suo grande intendimento. Mentre la morte di Pipino, quasi contemporanea a quella di Stefano, poteva liberarlo dal timore d’ essere dalle armi franche novellamente assalito, fu alzato al trono papale il primo Adriano, cui Desiderio dimostrossi voglioso di rinnovare 1’ alleanza ; ed Adriano risposegli che s’ egli restituisse tuttociò che alla sede romana era stato tolto, e promesso di restituire con la fatta alleanza, eh’ egli (a) ... Racbisium monet de votis. (Epist. Codicis Carolini').