io3 ■li di grande fede. E quando, lieti dei cambi e degli acquieti, veleggiavano per tornare a casa, apparecchia-vansi a "salvarli colle armi dai rapaci corsali, ed intanto Ggliuoli, mogli e genitori mandavano dagli usati templi caldi voti al cielo per la sicura tornata. E quando i sospirati naviganti, salvi dalla tempesta o vittoriosi dei nemici, approdavano a casa, li avresti veduti, fra gli abbracciamenti dei congiunti, affaccendarsi a mettere, in terra ed in custodie le provvisioni e le merci; e, gioito quel di colle soavità dell'amore e della amicizia, solleciti rivolgere l'arte a riparare i lidi u le isole dal sorgere di marca o di tempesta dell'Adriatico, il quale, come per antico il Mediterraneo le terre dell" Egitto, minacciava di sommergere le isolette colle sudale mei calanzie. E chi volesse di tanta perseveranza e di lauto coraggio nelle fatiche, nelle cure e nei |>tricoli fai e ragione, la troverebbe nella originale libertà di comune ben vivere, non viziarne nei mali usi, ma tenente i buoni e sperimentati ; e non si esagereicbbe dicendo, che la poetica età dell' 010 fa-cevasi in queste lagune leale (3o). Poteva bene agli occhi di Cassiodoro, abituati al-1* opulenza ed al lusso di Roma e di Ravenna, sembrare povertà quella non corrultiva agiatezza dei Veneziani ; e questo sembrare era come quello dei lussuriatili delle giandi città, quando, andati alle ville che avventurosamente ne sodo loulane, rivolgono gli oziosi sguardi a quel semplice vivere. I costumi ed il governo dei Veneziani avrebbero avuto,in tcni|>o letterario, qualche patrio scrittore che ce li avrebbe jiarli-colarmeute (lese.illi, a formarci esatte e progressive i-dee, di quaulo abbia polulo l'attività dell'adolescenza