29B mezzi di allargare sua potenza in Italia e per lo mare, non avvedendosi che 1’ assemblea dei Veneziani, poteva disfare questa pratica di Obelerio, perchè a farla non era incaricato, volentieri accolse la proposta di lui, nell’ ottocentosei, ed essi tornarono in patria. Nè la voce della spedizione di quest’armata di Ni-ceforo in Adriatico andò fallita, perchè Nicela patrizio approdò con essa in Dalmazia, per disfarvi la seduzione di Pipino, e per tenerla fedele all’ imperio. Accolto poi onorevolmente dai Veneziani, diede ad Obelerio la decorazione di spalario con molti doni; ma significando loro da parte di Niceforo rimettessero in seggio i fuggiaschi Giovanni e Maurizio, fortemente gli negarono l’inchiesta, e destinarono Beato a partire con lui, che stava per tornare a Costantinopoli, affinché dicesse a Niceforo le ragioni della disdetta. E furono con essi mandati Cristoforo, vescovo di Olivo-Io, cioè di Rivoalto, e Felice, tribuno di quell’isola, ed altri pure per dovervi rimanere esiliati, siccome sospetti di parteggiare pei Francesi; e Beato, avuta la decorazione di Ipato. tornò poi a Venezia. Già Fortunato non prima avea avuto lingua, che Niceta stava per approdare alle isole, che, timoroso dei Veneziani e di questa forza, pei fatti maneggi con Car- lo, novellamente andò a questo suo protettore, ed allora Giovanni diacono fu posto nella sua sede. E Pipino, sebbene sollecito di procacciare che i Veneziani fossero, quali Obelerio a Carlo suo padre aveali proposti, e quindi sdegnoso della dimora di Niceta presso di essi, nulla imprese contro di questo capitano; e nemmeno nel seguente anno ottocentosette, nel quale con tregua prolungò la pace-, ed intanto Niceta veleg-