i36 ta, violate le rispettabili disposizioni di Calcedonia, e conculcala 1’ obbedienza alla sede romana. Ed accertandosi il clero ed il popolo dell'essere stato Vigilio violentato ad approvare il concilio e l’editto, i vescovi della mediterranea Venezia si accompagnarono a l’aolo, vescovo d’Aquileia, che, non tenendo l'approvazione di Vigilio, se[>aravasi perciò dalla sede romana; e fecero scisma, nel quale alzossi lo scismatico patriarcato di questa città (a), tenuto in progresso di lein-|x> per legittimo, sebbene sorto da erroneo principio. E quel patriarca c quei vescovi rimasero nello scisma anche da poi che i papi Pelagio, primo e secondo, cioè dopo l’ anno cinquecentottanta, ebbero approvato il concilio c noveratolo fra i generali, sebbene di vescovi quasi tutti d’Oiionie. E questi vescovi, non prima delfunno scicenlonovanlotto, in un concilio d’Aqui-Icin si unirono alla chiesa romani, essendo papa Sergi» primo. La Liguria, l'Insubria e la mediterranea Venezia, essendosi serrate dalla chiesa orientale, che atteneva- (a)CoiKtliunt Ji/uilejense, nel quale, tenuto dal vescovo Paolo nel 557, fu condannato il quintoconcilio generale , e si dichiararono scomunicati quelli che lo ricevevano, senza eccettuare il papn stesso. Questo scisma fu abbracciato da tulli i vescovi della Venezia, Istria. Insubria e Liguria, cioè ila tutti i suffragane» di Aquilcia e di Milano. Papa Pelagio I scomunicò questi vescovi, e pregò N.irsete con lettera: Auctores tcclerum ad cletncuh ssi-mttm principini diriganlur, et maxime ecclesiae Aquile jensis i/uwor qui in sdii ¡mate .... di prendere Paolo, e di mandarlo a Costantinopoli ; ma non fu fatto. (Sacro-rum conciliorum magna colleclio Labiati').