j73 E perché le poche e brevi leggi non potevano regolare tutti i casi, moltiplicati dalle cresciate relazioni, la ragione e la naturale equità, non guastate da troppe sottigliezze, ma dirette dall’esperienza, giudicavano delle controversie, lasciando in non cale quelle leggi dell’orientale edella longobardica monarchia, che mal si aflacessero a libera gente. E perchè la ragione e l'equità naturale, messe da Dio negli animi, sono il fondamento e la norma semplice e vera della giustizia, le buone regole e le leggi, che ne venivano, diventavano facilmente costumi, senza il quale trasmutamento desse non sono più che nomi e vani concetti; ed i giudici sentenziavano con quella brevità, combinata col desiderio dei litiganti e colla cognizione delle controversie. Paolo, passati venl'anni di signoria tanto utile e gloriosa alla patria, passò col compianto dei concittadini. Era naturale e convenevole che il suddetto Marcello da Eraclea, ed a Paolo saggio compagno nel maneggiare la pace coi Longobardi, fosse, pel «loppio servigio militare e politici), dalla patria rimeritato di succedergli nel seggio di doge, nell'anno settecentodi-ciassette. Quantunque centocinqnant'anni avessero consécra- lo il trasportamento della sede metropolitana da Aqui-leia in Grado, e l'usurpazione e la rapina di Fortunato, di che dicemmo, non avesse messo alcun diritto: pure Marcello, non volendo disfare la propria opera della pace coi Longobardi, lasciò senza rimostranza, che re Liutprando ottenesse da papa Gregorio secondo, ti-moioso delle lancie longobardiche, per Sereno vescovo di Aquileia,il pallio designante potestà ed onore di me-