3 io Intanto Pipino condusse soldatesche a passare le foci del Po e dell’ Adige, e s’ accampò contro Brondolo, avvisando di pigliarne il castello, già presidiato da’ Veneziani; i quali con ogni maniera d’ armi lanciate precipitavano i Francesi, furiosamente assalitori, morti o feriti al suolo. Quindi Pipino, vedendo quanto vani fossero i tentativi, avvisò esser miglior consiglio lasciare allora quell’ assedio, e mettere parte delle soldatesche in alcune navi che, veleggiando per poco spazio di mare, le trasportassero ad occupare ambedue le sponde dell’ imboccatura del fiume, onde facilmente altre soldatesche senza offesa fossero colà trasportate. E, fatto ciò agevolmente, poiché i Veneziani non s’arrischiavano coi navicelli, che aveano nel canale, avanzarsi in mare per impedirlo, e tenevano i maggiori a difendere l’entrate dai porti, Pipino con tale circuizione s’impadronì di Brondolo: e di là passò a pigliarsi Chioggia, poi Pelestrina e pure Àlbiola, allora soltanto separata da Malamocco per largo e profondo canale, ed ora da molto tempo sommersa. Pipino s’ arrestò in Albiola a considerare la qualità dei luoghi, ed a vedere come gli potesse venir fatto di prendere Malamocco, sede del governo; i cui abitatori, sapendo vinti Brondolo e Chioggia e Pelestrina e Albiola, e quanto l’irato nemico s’ apparecchiasse ad assalirli, diffidavano di poter impedirgli il passaggio del canale, ed andavano facendo varii parlari. Ed i timorosi o parteggiatoli dei Francesi, fra’quali Obelerio e Bealo erano i più caldi, parlamentavano nell’ assemblea in prò di loro, e maledivano i contraddicenti, dicendo essere ancora tempo di mandare ambasciatori a Pipino, i quali con lui acconciassero il negozio, prima