158 Giulio III. 1550-1555. Libro I. Capitolo 5 a. zione del popolo nei territorii rimasti tuttavia cattolici originava principalmente dalla straordinaria mancanza di preti, intervenuta a partire dalla rivoluzione politico-eeclesistaica. Il clero cattolico, che i novatori facevano passare per la fonte di tutto il male e cercavano in ogni modo di rendere spregevole, minacciava di estinguersi.1 Nessuno comprese più chiaramente di Ignazio di Loyola ch’era qui che bisognava procurare un cambiamento se si voleva mettere mano fin dalla radice al rinnovamento cattolico di Germania. E così maturò presso di lui il desiderio di fondare a Roma un seminario per preti secolari, che si distinguessero per virtù e scienza e fossero capaci, in qualità di pastori d’anime, predicatori, professori e vescovi, di operare nelle diocesi tedesche come un lievito rinnovatore. Un collegio di tal fatta non poteva fondarsi nella Germania stessa, perchè, come rilevava Ignazio in un memoriale destinato a Carlo V,2 là non solo per ragione degli eretici pronunciati, ma anche di molti cattolici apparenti, tutto era talmente rovinato, che il loro cattivo esempio avrebbe recato grave danno ai giovani. Quanto fosse giusta questa osservazione è dimostrato anche dalla sorte del collegio per la formazione di ecclesiastici eretto a Dillingen dal cardinale Truchsess nel 1549. Sebbene Giulio III lo avesse elevato nel 1551 al grado di università3 e il cardinale impiegasse in esso tutti i suoi beni ed entrate, quell’istituto tuttavia non potè corrispondere pienamente al suo scopo se non dopo che venne messo nelle mani dei Gesuiti l’anno 1564.4 1 V. le numerose testimonianze, che sarebbe facile aumentare, presso Jans-sfa'-Pastor VIIT, 418 ss. Anche il nunzio Martihengo parla ripetutamente della deficienza, del clero : così nelle sue * lettere in data di Vienna 22 aprile e 20 maggio 1551. In quella del 22 aprile si legge: *« Queste provincie, monsignor mio, quanto a sacerdoti non potrebbon’ star peggio di quello che stanno. Mi vieu detto eh’ in alcuna diocesi si trovano duecento beneficii curati senza pastori et plebani, et, si qui, sunt, o sono infetti d’heresia o vero uxorati o senza ordini sacri, tal che per questa gran penuria de preti ogni giorno son sollecitato a dispensar con frati, acciò potessero essi non ostante l’apostasia far’ questo esser-citio, ma non estendendosi tanto oltre le mie facultà, non posso sodisfare alle loro domande, onde o per via del concilio o d’altro hanno estremo bisogno di qualche buona provisione » (Nunziat. di Germania 63, Archivio segreto p on tifici o). V. anche la lettera di I.ejav in Zeitschr. für lcathól. Theol. XXXI1, 612. 2 Schizzo presso Schroeder 203 s.; cfr. Steinhuber I2, 12. 3 Vedi Specht, Universität Dillingen, Freiburg 1902, 22 ss., 55 ss., 60 ss., 609 ss. Con * breve del 1° aprile .1550 Giulio III comandò che venisse soccorso il collegio di Dillingen mediante l’esecuzione del breve di Paolo III : Arm. 41, t. 55, n. 248. Un * breve per il cardinale Truchsess del 14 gennaio 1555, in considerazione dell'istituto di Dillingen e della deficienza di preti, concede che egli possa ordinare anche alunni illegittimi. Arm. 42, t. 1. n. 14. Archivio segreto pontificio. 4 Vedi Janssen-Pastor VII, 157.