338 Marcello II e Paolo IV. 1555-1559. Libro II. Capitolo 1. anche i cardinali Farnese, Guise, Este e Sforza, nonché altre persone, fra cui Massarelli, al quale raccomandò la riforma della Pe-nitenzieria.1 Le fatiche di quel giorno, in cui Marcello concesse udienze fino alla sera,2 erano state troppo gravi. Il 30 aprile lo incolse all’improvviso, mentre lavorava, una inconsueta debolezza : prese un cordiale e si coricò. E poiché dormicchiava tranquillamente, i medici credettero passato il pericolo. Il lungo sonno rese finalmente preoccupati i servi del papa, che con mezzi dapprima leggeri, poi più forti, cercarono di svegliarlo, ma invano, chè un colpo apoplettico aveva tolto la coscienza all’ammalato. La sera Marcello tornò in sè, ma il suo stato rimase disperato. All’alba del 1° maggio egli esalò la sua nobile anima.3 La fulminante impressione prodotta sui contemporanei dall’im-provvisa morte dell’esimio pontefice, si rispecchia in numerose caratteristiche impressioni. Non poteva darsi ragione perchè ad un tale uomo, dal quale era da attendersi con certezza la tanto necessaria riforma, fossero stati concessi soli 22 giorni di governo, non più di 10 dei quali godè salute. Panvinio applicò a lui le parole di Virgilio per un altro Marcello : « il destino volle semplicemente mostrarlo».4 Nel subitaneo richiamo di Marcello II il Seripando vide un segno, che Dio non intendeva compiere la riforma della sua Chiesa con aiuto d’uomo, ma colla sua propria mano in un tempo e con mezzi, di cui nulla sapevano gli uomini.5 Un altro contemporaneo interpretò la perdita precisamente di questo papa 1 Massarelli 260. Leti, de' princ. I, 187. Caro-Farnese, Leti. II, 180. Il cardinale A. Farnese era giunto a Roma il 16 aprile 1555 e s’aspettava che avrebbe fatto gran figura (cfr. Leti, de’ princ. I, 185 e * lettera di Ipp. Capilupi del 16 aprile 1555 nell’Archivio Gonzaga in Mantova). Secondo Avanson Marcello gli avrebbe offerto la Segreteria di Stato, ciò che Farnese rifiutò (vedi Ri-eier II, 608). Discrepando da Massarelli alcune fonti (così anche J. v. Meggen in Archiv. fiir scweiz. Bef.-Oesch. Ili, 517) collocano l’udienza del duca d’Urbino al 28 aprile. 2 V. le * Memorie di Iacobo delli IIerculani in Cod. Oesuit. 170, p. 796 della Biblioteca Vittorio Emanuele in Roma. 3 Con Massarelli 260 cfr. pure Giac. Riballus loc. cit. ; Cocciano presso Druffel IV, 668 s.; Lett.de' princ. 1,187 ; le due * lettere di U. Gozzadini del 30 aprile 1555 (Archivio di Stato in Bologna); le * relazioni di Camillo Titio e Serristori del 30 aprile 1555 (Archivio di Stato in Firenze; ibid. * lettera di A. Lorenzini del 1° maggio 1555) e relazione di Avanson presso Ribier II, 609. L’ora della morte « hora 7 y2 mortis (Firmanus 508 e la massima parte delle relazioni degli inviati) è data all’uso tedesco da J. v. Meggen (Archiv. fiir schiceiz. Bef.-Oesch. III, 517) con «due ore e mezzo avanti giorno». La congettura che Marcello II sia stato avvelenato (Druffel IV, 679. Oldecop 383) è infondata; vedi Pollidorus 137. 4 Nella * corrispondenza di Olao Magno col cardinale Madruzzo si trova un * appunto sulla morte di Marcello II colla nota : « qui poterit dicere : dum adirne ordirer succidit me». Archivio Luogotenenziale a Innsbruek. 5 Lett. de’ princ, III, 189.