86 Giulio III. 1550-1555. Libro I. Capitolo 2 c. del nuovo salvacondotto finalmente, dopo nuove trattative, concordato tra i legati e gli imperiali.1 Esso garantiva a tutti i tedeschi, principalmente a tutti i seguaci della confessione augustana, la pienissima sicurezza di andare a Trento, di rimanervi, farvi proposte, di trattare col sinodo, di esaminare, di discutere e di presentare in iscritto e a voce tutto ciò che loro piacesse, e qualsiasi articolo, di appoggiarlo con passi della Sacra Scrittura e dei padri e con ogni sorta di ragioni, di rispondere inoltre alle obiezioni del concilio, di tenere disputa o amichevole conferenza con coloro che erano stati nominati dal sinodo all’uopo, evitando affatto parole ingiuriose e diffamazioni. Tutto ciò dover avvenire allo scopo che gli oggetti controversi venissero discussi secondo la Sacra Scrittura, la tradizione degli apostoli, i concili validi, il consenso della Chiesa cattolica e l’autorità dei padri. Finalmente veniva assicurato ai protestanti che non sarebbero in nessuna guisa puniti dal concilio a causa delal religione o per azioni passate o future connesse alla medesima, che avrebbero piena libertà di ritornare come loro piacesse e che a piacimento potrebbero partire dalla città e ritornarvi nonché fare ambasciate quando e per dove volessero.2 Di questo salvacondotto sì minuto e redatto nella dizione più determinata, che fu consegnato ai protestanti il 30 gennaio, non erano ancora contenti i rappresentanti dell’Elettore Maurizio: essi volevano una lettera, che in tutte le espressioni consonasse a quella concessa dal sinodo di Basilea ai Boemi. Non ostante le rimostranze loro fatte dall’inviato imperiale, essi accettarono la nuova lettera solo sotto la condiizone di poterne riferire prima al loro signore.3 Persino un uomo di sentimenti fortemente antipapali come l’agente imperiale Vargas era di parere che col nuovo salvacondotto i protestanti avessero in fondo ottenuto tutto ciò che volevano. 4 Che se tuttavia sollevarono nuove difficoltà, una sola spiegazione se ne dà, vale a dire il volere dell’Elettore Maurizio, il 1 Vedi Thetner, Acta T, 651 ; cfr. Varsas, Lettre* 487 s. 2 Vedi Bucholtz VI, 475 s. 3 Vedi Druffel II, 78 s. Il dì dopo la sessione conciliare vennero presentati ai teologi come nuovo oggetto da trattare 33 articoli sul sacramento del matrimonio. Ben presto però il lavoro dei teologi arrenò, ciò che deplorarono molto i vescovi spagnuoli. Vedi Maynier 730 s., dove sono riferite le ragioni dell’ar-renamento. Che- v’entrasse anche il contegno dei protestanti, cfr. in proposito la dedica dell’opera di Joh. Ant. Delpiiinus, teologo conciliare, De matrimonio et caelibatu (Camerini 1553), ove viene espresso il malumore regnante nei circoli conciliari sulla condotta dei neocredenti (vedi Lauchert in Zeitschr. fiir ìcathol. Theol. 1910, 42). Su Delfino cfr. ora anche Lauchert, Ital. fìegner Luthers 487 ss. Anche Bertano era molto malcontento della proroga della sessione : v. Nwntiaturberichte XII, 163 s. 4 Lettres, ed. Levassor 487 ; cfr. Maynier 735.