210 Giulio III. 1550-1555. Libro I. Capitolo Gè. Contemporaneamente alla costruzione della villa propriamente detta vennero spinti innanzi con tutto lo zelo i grandiosi giardini e parchi, che dovevanla cingere, e continuate pure le compere di terreno. Dai conti risulta quale estesa proporzione assunsero le piantagioni d’alberi. Insieme ad olmi e castagni vennero piantati specialmente numerosi alberi da frutta istituendosi ancora orti e vigne. Si fecero venire da Napoli piante più fine ed i fiori vennero collocati in vasi di terracotta. In tutto la compera di piante e alberi contò circa 36,000 pezzi. Ulteriori spese riguardarono la costruzione di uccelliere, peschiere e svariati apparecchi idraulici.1 A questa magnifica vigna, che col tempo occupò la maggior parte del terreno fino ai Monti Parioli, apparteneva in un certo senso anche la chiesa di S. Andrea eretta dal Vignola a Nord sulla Via Flaminia, là, dove un dì il cardinale Bessarione aveva fatto una fermata colle reliquie di quell’Apostolo. Confinava con essa un grazioso boschetto di lauri. Il piccolo e oltremodo vago edificio, è interessante particolarmente per l’uso, qui forse rive-lantesi per la prima volta, di un ellissoide spartito nel senso della lunghezza, in forma di cupola.2 Un’iscrizione tuttora conservate fa invito ai visitatori della Villa, dopo essersi ricreati alle sue bellezze, di pregare in quel santuario per il fondatore e padrone. Oggigiorno solo con difficoltà può formarsi un concetto dell’impressione generale della Vigna di Giulio III, per la ragione che, prescindendo dai guasti dell’età posteriore,3 manca un elemento 1 Vedi Lanciani ITI, 16 s. 2 Intorno a questo edificio, ohe deve la sua origine a un voto di Giulio III (v. sopra p. 36), cfr. Stern, Piante e elevazioni, profili e spaccati della villa suburbana di Giulio III, Roma 1784, 107 ss. ; Letarotjilly I, 199 s. ; Forcella XII, 211; Gurlitt 51 s., 184, 188; Ebe, Spàtrenaissanee I, 142 s. ; Willich 64 ss. ; Lanciani III, 26 s. La chiesa chiamavasi allora S. Andrea della Vigna, come risulta da una * lettera di C. Capilupi al cardinale Gonzaga del 20 novembre 1552 (Archivio Gonzaga in Mantova). 3 La villa di Giulio III, che il papa legò al fratello Baldovino, ebbe le più svariate sorti. Morto Baldovino nclFagosto dei 1556, Paolo IV confiscò nell’a-prile 1557 i beni di Fabiano del Monte, perchè erano stati acquistati coi mezzi della Camera Apostolica (Tesoroni 44 s., 99 s.). Allorquando Pio IV cassò questa sentenza, ne eccettuò la Villa. Giulia, di cui alcune parti pervennero ai Borro-mei e per essi ai Colonna (vedi Balestra ap. 44 s. del lavoro citato ap. 241, n. 10). L’edificio principale (già sotto Paolo IV restaurato in un punto ; v. * Entr. et uscita 8 dicembre 1558. Archivio di Stato in Roma) rimase in possesso dei papi, e servi a lungo per albergarvi cardinali, inviati e persone principesche, che ivi preparavansi al loro solenne ingresso in città (vedi Eritlei 23 8.). Paolo V restaurò il ninfeo (vedi Stern 76). Clemente XIV e Pio VI cercarono di restaurare la Villa, che era stata duramente provata dalle precedute turbolenze di guerra e che all’epoca francese cadde in completa ruina. Sotto Leone XII servì da scuola veterinaria, sotto Gregorio XVI da ospedale e sotto Pio IX dapprima come deposito di libri, poscia da magazzeno di polveri. Anche il governo ita-