— 74 — Noi non siamo venuti se non a sostenervi nel vostro proposito, noi non siamo venuti se non a far nostra la vostra rivolta, noi non siamo venuti se non a portarvi la nostra testimonianza e le nostre armi. Il 18 maggio Fiume dichiarò: «Spetta a me sola decidere della mia sorte. Il mio diritto è dimostrato, è manifesto, è inoppugnabile. Non riconosco a nessuna potenza, neppure all* Ita* lia, la facoltà di disporre della mia terra e della mia gente. Ho deciso. Se c’ è chi s'opponga, venga a sostenere la sua opposizione con la violenza. Attendo ». Questo i fiumani nati in Fiume e i Fiumani in Fiume eletti dichiarano oggi, senza aggiunger verbo. E vero o non è vero ? La cosa è netta o non è netta ? La nostra volontà è o non è una con la vostra ? Quattro mesi innanzi che la legione di Ronchi giungesse nella città irta di lauri, voi eravate insorti ma non avevate le armi, per opporre la violenza alla violenza. Io vi avevo detto : « Riconoscere un qualunque giogo, prima di aver combattuto con le unghie e coi denti per scuoterlo o per spezzarlo, è il segno certo della servitù ». Dirlo a voi era superfluo. Avendo scosso l’antico giogo, eravate risoluti a scuotere il nuovo. Ma ecco che il nuovo giogo, con queU'arte della falsificazione che è insigne nel venerando