Violente frasi di Paolo IV contro l’imperatore. 389 Sede ed a denunziare l’obbedienza a lui anche nelle cose ecclesiastiche ; ma guai a lui, se lo tentasse ! « Noi allora, disse Paolo IV, chiameremo contro di esso il mondo intiero, lo deporremo dall’impero e dai suoi regni, gli faremo capire ciò che possiamo in virtù dell’autorità di Cristo».1 Pochi giorni dopo il papa tornò a diffondersi con il Navagero nelle più veementi lagnanze sul «tradimento» dell’« imperatore eretico». Da mille anni non essersi dato uomo peggiore, il diavolo averlo scelto a suo strumento per attraversare gli sforzi pontifici per la riforma. « Gli imperiali, così Paolo IV, inganneranno altri, non noi, chè noi ci siamo cautelati e non mancherà l’aiuto di Dio; noi abbiamo amici, chè trattandosi della libertà d’Italia non può dubitarsi dell’unione degl’italiani : abbiamo inoltre gran seguito nel regno di Napoli: inviteremo Venezia solo se le cose promettono buono e sicuro fine, conoscendo i riguardi che la Signoria deve prendere». Nell’udienza, che durò due buone ore, Paolo IV ritornava sempre sul punto, che la sua speranza era riposta in Dio, il quale non abbandonerebbe la causa sua.2 La conciliazione allora ottenuta dal cardinale Alvarez de Toledo fra il papa e l’imperatore,3 non fu in grado di cambiare più il corso delle cose. Il contegno degli imperiali e dei Colonna pareva così minaccioso a Paolo IV da credere di dover pensare alla propria difesa. Agli occhi suoi tornava sempre a salire il fantasma degli avvenimenti dell’anno 1527 e domìnavalo totalmente la paura che gli capitasse come a Clemente VII. « Poiché qui si aspetta un attacco degli imperiali, si fanno venire truppe fresche a Roma», notificava ai 27 di giugno Navagero. All’udietìza avuta dall’inviato il 3 luglio il papa tornò a servirsi dei più duri termini contro Carlo V, quell’uomo miserabile e lugubre, quello storpio di corpo e di spirito. Qualora realmente l’imperatore cominciasse la guerra contro di lui, fece osservare Paolo IV, egli ricorrerebbe alle ultime terribili armi dategli da Cristo sottraendo a Carlo V le sue entrate ecclesiastiche e dichiarandolo decaduto dal trono.4 La situazione si inaspriva sempre più. Come il papa sentivasi inquietato dai preparativi di Alba, così questi dalle misure di precauzione che Paolo IV prendeva non tanto in Roma, quanto anche 1 V. la relazione di Navagero del 20 luglio 1556 presso Brown VI 1, n. 518 ; cfr. inoltre la lettera di S. Aldobrandini al Carafa del 21 giugno 1556, comunicata in versione da Anckl (8tenne 20), sulla quale richiamò l’attenzione Cocciola (A. d. Oornia 249). All’uno e all’altro è sfuggito ch’era stampata già presso Passarini 124 ss. 2 La * lettera di Navagero, sfuggita al Brown, del 24 giugno 1556 si trova alla Marciana di Venezia, loc. cit. 3 Cfr. Brown VI 1, il. 518 e 528 come pure 1’* Avviso del 27 giugno 1556. Cod. Vrh. 1038, p. 145. Biblioteca Vaticana. 4 Vedi Brown VI 1, n. 529 e 534 ; cfr. Masius, Brieje 267.